Andar per mare… terza puntata
di Anna Maria Barbaglia
LA CARTA PISANA
Prima di parlare della Carta Pisana vorrei spendere due parole sulla bussola, strumento molto piccolo, ma importantissimo e, soprattutto, molto utile.
È lo strumento più antico per orientarsi a bordo delle navi in mancanza di altri punti di riferimento, infatti l’ago della bussola, qualunque sia la posizione, indica sempre il nord.
Furono i Cinesi che la inventarono e i primi ad adoperarla intorno all’anno 1100. Si trattava di uno strumento costruito con un ago calamitato inserito in un pezzetto di sughero e messo a galleggiare su un piccolo recipiente contenente acqua. Il racconto vuole che i Cinesi inserissero questo ago calamitato nelle dita delle statue di legno che, messe a galleggiare su laghetti, giravano sempre nella stessa direzione suscitando lo stupore dei presenti.
Si pensa che ad introdurre la bussola in occidente siano stati gli Arabi durante il periodo delle Crociate nella loro veste di intermediari tra Oriente ed Occidente.
Dell’uso di questo strumento si trova traccia nei primi trattati sulla navigazione dove si accenna all’uso di un ago calamitato galleggiante sull’acqua inserito in una sorta di astuccio di legno (boxum) da cui deriverebbe poi il nome “bussola”.
Questa era una primitiva forma di bussola che entrò in uso nel Mediterraneo tra i secoli XI e XII, mentre la bussola vera e propria si cominciò a vedere a partire dal 1200.
Sulla invenzione della bussola ci fu una sorta di contesa, infatti si avanzò l’ipotesi che fosse stata inventata dall’amalfitano Flavio Gioia poi, invece, si disse che ci fu un errore dovuto alla cattiva interpretazione del testo latino, infatti il Gioia fu colui che diede notizia di questa invenzione.
Furono comunque gli Amalfitani che, sviluppando i traffici con il Levante ancor prima delle Crociate, utilizzarono le indicazioni dell’ago magnetico apportando anche notevoli perfezionamenti allo strumento che fecero della bussola l’oggetto nautico indispensabile per la navigazione.
E ora torniamo alla nostra Carta Pisana.
Si tratta della più antica carta nautica giunta fino ai nostri giorni. Sono disconosciute sia la data della sua compilazione sia l’autore. Si presume sia stata compilata a Genova intorno alla seconda metà del XIII secolo e l’unico esemplare che ha una dimensione di mm1050x mm500, si trova nella Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi ed è stata pubblicata nel 1984 nel volume: “LES PORTULANS: CARTES MARINAS DU XIII SIECLE” da Monique de la Roncière e da Michel Mollat de Giardin.
Fu definita “Pisana” in quanto ritrovata a Pisa.
Le stesse studiose sopra citate nel loro testo “I Portolani, carte nautiche dal XIII al XVII secolo, a proposito della Carta Pisana, così si espressero: “Disegnata a penna su un foglio in pergamena (manoscritta su pergamena), questa prima carta nautica riesce a dare con grande esattezza di proporzioni il tracciato delle coste e delle isole del bacino del Mediterraneo…. Come tutti i documenti di questo tipo, i nomi dei porti sono scritti perpendicolarmente e all’interno della linea di costa, alcuni in nero (come ‘Sapra’), altri considerati più importanti, in rosso” (come Policastro).
Osservando questo esemplare si possono distinguere elementi che caratterizzeranno la cartografia nautica dei secoli successivi.
La pergamena su cui è stata elaborata è derivata dalla lavorazione del dorso di un animale e ciò lo rivela proprio la sua forma. Vi è rappresentata tutta l’area mediterranea fino al mar Nero appena delineato ed una parte dell’Atlantico, il profilo delle coste e delle isole con insenature, golfi e foci dei fiumi. I nomi delle località sono scritti perpendicolarmente e il colore rosso o nero sta ad indicare l’importanza del luogo.
La seconda metà del XIII secolo fu un momento molto favorevole per il progresso scientifico nell’ambito matematico e astronomico e fu in questo periodo che nelle carte nautiche fu inserita la Rosa dei Venti.
La Carta Pisana fu realizzata attraverso due circonferenze di grande raggio centrate una sulla Sardegna e l’altra sulle coste dell’Asia Minore. Le circonferenze erano suddivise in 16 settori i cui raggi indicavano i 16 venti della Rosa. I 16 punti di incontro dei diversi raggi con la circonferenza diventavano, a loro volta i centri di altre circonferenze più piccole suddivise in 32 direzioni. Oltre a queste circonferenze con i loro raggi, vi era un altro intricatissimo e complicato reticolato formato da rombi e proprio su questa fitta rete venivano disegnati i contorni delle coste
Dalla immagine si può notare che, superato lo stretto di Gibilterra, diminuiscono ampiamente i nomi delle località.
La Carta Pisana fu esaminata e studiata nel secolo scorso dal geografo Roberto Almagià che anche Presidente della Società Geografica Italiana nonché redattore centrale della Enciclopedia Treccani e collaboratore del periodico l’Universo dell’Istituto Geografico Militare che così disse in “Toponomastica dell’Italia in alcune Carte Medievali”, articolo inserito in “Monumenta Italia Cartographica” del 1929: “il più antico monumento di (cartografia nautica medioevale) giunto fino a noi, è così detta ‘Carta Pisana’, la quale è sicuramente di fattura genovese (l’appellativo ‘pisana’ deriva dalla famiglia che la possedette) ed appartiene al penultimo decennio del secolo XIII. Un prodotto che rappresenta la coordinazione dei rilievi dei mari onde si compone il bacino del Mediterraneo, fatto ad uso dei naviganti, con l’indicazione del contorno costiero, degli approdi, ecc..”